C’era una volta una ragazza, una bellissima ragazza spensierata e felice, figlia di un ricco commerciante di origine ebrea viveva la sua vita gioiosa negli agi e nel lusso.
Angelina cresceva e iniziava a provare i primi palpiti d’amore e, siccome al cuore non si comanda, si era innamorata di Alfio un suo lontano cugino povero in canna che ricambiava i suoi sentimenti, ma non era gradito a suo padre che per la figlia prediletta purtroppo, aspirava a ben altri e più importanti partiti.
Così quando Angelina compì il suo diciottesimo compleanno, incurante dei suoi sentimenti, la promise in moglie ad un ricco avvocato di trent’anni più vecchio di lei. Un uomo tanto più grande, per il quale Angelina inamorata del giovane Alfio, non solo non provava alcun interesse ma aveva probabilmente una segreta repulsione.
Le sue speranze di salvezza erano tutte risposte nel coraggio di Alfio. Ma il giovane non ebbe mai la forza di affrontare il padre della fanciulla per il quale lavorava, per chiedergli la mano della figlia. Forse temeva di perdere il posto di lavoro ma perse qualcosa di molto più prezioso e se ne pentì per tutta la sua vita. Purtroppo questa mancanza di coraggio segnò tragicamente la vita ed il destino di Angelina.
Nel mentre lei si disperava nell’angoscia dell’imminenza delle nozze, il padre preparava il suo regalo agli sposi facendo costruire nel 1911 come dono di nozze un bel castello dove gli sposi avrebbero dovuto risiedere: il Castello di Leucatia.
Ma quando Angelina capì che a nulla sarebbero valse le sue preghiere al padre di lasciarla libera, decise di sfuggire ad un destino senza amore e alle imposizioni di un padre che non volle ascoltare la sua disperazione, con l’unico mezzo che aveva a disposizione. Così secondo la leggenda si uccise, lanciandosi nel vuoto dal torrione del castello di Leucatia. Non restava altra scelta alle donne nella sicilia del 900 fortemente maschilista e patriarcale. Subire o morire. Le donne non avevano voce.
Ma la storia di Angelina non finì in quel drammatico momento. Per volere del padre, che volle eternare la sua bellezza, Angelina fu imbalsamata e cosa ancora più triste proprio con quell’abito da sposa che lei non aveva voluto indossare.
Invece del castello, i genitori le regalarono una cappella nel cimitero monumentale di catania e il corpo imbalsamato fu esposto dietro una teca di vetro.
Purtroppo neanche così Angelina ha trovato finalmente pace. Nel tempo la cappella in cui si trovava fu abbandonata e causa l’incuria e le incursioni di vandali e ladruncoli con l’avvenuta rottura della teca di vetro si rischiava di perdere o danneggiare la salma.
Angelina, “la mummia di Catania”, quella bellissima ragazzina, imprigionata per sempre nel suo corpo imbalsamato, per un periodo è stata anche un simbolo per tanti catanesi che passando lì vicino impietositi dalla sua triste storia visitavano la cappella e le portavano un fiore.
Ad un certo punto anche un uomo quarantenne, che diceva di averla sognata, iniziò ad occuparsi di lei senza però averne alcuna autorizzazione ufficiale, pulendo la cappella e riempiendo la tomba con bambole , fiori e pupazzi, ma col rischio anche di poter fare dei danni. Fa impressione vedere le foto di Angelina che sembra a sua volta una immobile bambola di gesso, circondata da questi oggetti e da questa attenzione un pò morbosa.
In seguito la cappella venne murata e nonostante abbia cercato notizie su internet, non sono riuscita a sapere che fine abbia fatto il corpo di Angelina: se si trovi ancora nella vecchia cappella di famiglia o invece sia stata traslata in un posto più consono e composta adeguatamente o le sia comunque stata data una degna sepoltura. Da quando ho appreso la sua storia, non posso fare a meno di provare affetto per questa giovane donna e la sua breve e sfortunata vita.
Non avevo mai sentito parlare della “mummia di Catania”, mentre invece avevo sentito parlare delle leggende sul Castello di Leucatia, detto anche il Castello dei fantasmi, che parlavano appunto di misteriose apparizioni, a volte nelle notti di luna piena si poteva vedere una figura di donna passeggiare sul torrione secondo alcuni, e di lamenti e urla agghiaccianti. Forse per questa credenza per lungo tempo il Castello è rimasto abbandonato, poi fu acquistato dal comune negli anni sessanta e restaurato nel 2001 e il primo piano adibito a Biblioteca e Centro culturale.
Qualche giorno fa mentre distrattamente guardavo le notizie sulla home di facebook, mi è capitato di leggere un articolo che parlava bene di un romanzo sulla figura di Angelina: “La bella Angelina” di Rossella Jannello. Così sono venuta a conoscenza di questa misteriosa e appassionante oltre che triste storia.
Non ho letto il libro ma sicuramente questa scrittrice ha avuto il merito di riportare alla luce la storia di Angelina e di farla conoscere anche a chi come me non ne aveva mai sentito parlare. Se volete appropofondire ci sono tanti contenuti nel web e su youtube. Non metto link diretti perchè non so se la visione della mummia di Angelina magari potrebbe turbarvi, preferisco che ognuno scelga da sè.
Chiudo con un estratto dei versi scritti per lei da un poeta catanese, Santo Privitera, contenuti in un video su youtube intitolato “Angilina”… Sembra quasi una struggente ninna nanna:
“Angilina, ora tu dormi
supra lu cielu di tutti li
cieli: c’hai ‘ntra li capiddi
na chioma di stiddi e pi cuperta tri
raggi putenti di luna.
Angilina, pinseru d’amuri;
ora tu dormi cu
l’angileddi ca ti su
cumpagni, dilicata
e bedda comu li ciuri di la primavera…”
Aggiunta del 20 febbraio 2019
Commento di Cassandro:
Cara Alice, completate le ricerche ti invio lo scambio di corrispondenza con un mia amica di Catania che così ha risposto alla mia domanda se conosceva qualcosa sulla storia di Angelina, e qualcosa c’è.
“Carissimo, Si’: una mia amica giornalista ci ha fatto anche una ricerca e un libro… lo cerco e domani ti mando i dati😘
“La Bella Angelina”
Saggio di Rossella Jannello.
Rossella Jannello, supportata dalle ricerche di Santo Privitera e dagli scatti di Orietta Scardino, ricostruisce una vicenda affascinante che non può non incuriosire gli animi più sensibili. Rievoca una Catania-Spoon River che non c’è più; un mondo fatto di regole e liturgie non più tollerabili, dove i figli – anzi le figlie – sono un oggetto da possedere e disporre a proprio piacimento. Sia nella vita sia nella morte. Perché altrimenti imbalsamare la propria figlia, rendendola “prigioniera del proprio corpo”? Per conservarne le vestigia dei propri desideri; per dare un esito eterno a quell’abito matrimoniale che Angelina avrebbe voluto non indossare mai, non almeno per quell’uomo che lei non aveva mai scelto per se. Una storia che ridesta gli aspetti più oscuri dell’animo umano e che fa tremare le viscere più profonde. La Jannello, con una lirica a tratti melanconica, riesce a dare riverbero ad un grido di dolore che viene direttamente dall’oltretomba.